Tutte le frasi di Jeannette Winterson
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“La biblioteca era la mia porta per l’altrove.”
“Apparteneva a quella generazione di donne intrappolate nella loro irrequietezza, che sono mezze matte proprio perché irrequiete, e mezze genio per lo stesso motivo.”
“Sembra così facile oggigiorno distruggere le biblioteche – spogliandole dei libri – e affermare che i libri e le biblioteche non contano nulla nella vita della gente. Non si fa che parlare di disagio sociale e di alienazione, ma come potrebbe essere altrimenti, dal momento che la nostra idea di progresso cancella i luoghi che tanto hanno fatto...” (continua)(continua a leggere)
“Sarei stata lontana, finalmente libera, o così mi sembrava, ma la verità è che ci portiamo sempre tutto con noi.”
“Ci saranno volte in cui andrà così male che sopravviverai a malapena e volte in cui capirai che sopravvivere a malapena secondo i tuoi parametri è meglio che vivere una pomposa vita a metà secondo i parametri degli altri.”
“Un libro è una porta. La apri. Entri. Potrai tornare indietro?”
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“L’amore è vivido. Non ho mai voluto la versione sbiadita. L’amore è forza alla massima potenza. Non ho mai voluto la versione diluita. Non mi sono mai sottratta all’enormità dell’amore, ma non sapevo che l’amore potesse essere affidabile come il sole. Il sorgere quotidiano dell’amore.”
“L’aspirazione del ventesimo secolo è il progresso.”
“La narrativa e la poesia sono una terapia, una medicina. Quello che guariscono è la frattura che la realtà crea nell’immaginazione.”
“Tutte le volte che sono agitata penso alla classificazione decimale Dewey. Poi capisco che la mia agitazione è qualcosa che è stato catalogato nel posto sbagliato.”
“Quello che voglio esiste, se solo ho il coraggio di cercarlo.”
“Aiutavo la bibliotecaria a sistemare i libri, un compito che amavo molto perché mi piaceva trasportarli, sentirne il peso e vedere come s’infilavano alla perfezione negli scaffali.”
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